Mario GrimaldiSicuramente
lo faremo, comunque Sergio, se vai a ritroso
troverai altre pubblicazioni su questo
argomento, dovreebbe esser stato pubblicato
qualcosa in merito anche nel blog (se non
ricordo male):
sassaristoria.blogspot.com
Mario GrimaldiE
allora iniziamo ad approfondire: Mi pare avessi
già scritto della, diciamo organizzazione
burocratica di questi Giudicati, ma penso che
rinfrescare la memoria serva anche a sollecitare
altri approfondimenti.. dunque:
AMMINISTRAZIONE: IL GIUDICATO(detto
rennu = regno o logu = territorio) si divideva
in curatorie o partes(= provincie) amministrate
da un curatorEmoticon
smilegovernatore)
nominato dal giudice; ogni curatoria comprendeva
un certo numero di ville = (paesi) amministrati
da un majore de villa che veniva nominato dal
curatore.
GOVERNO: Tutti i poteri dello stato
(legislativo, esecutivo, giudiziario) e il
comando dell'esercito erano accentrati nel
giudice (detto anche Donnu, dal latino dominus =
Signore), la cui carica, prima elettiva, divenne
poi ereditaria. Gli affari più importanti dello
stato venivano discussi nella Assemblea del
Regno (la corona de logu), cui partecipavano i
(majorales = maggiorenti), i donnikelos
(familiari del giudice, maggiorenti), il clero e
il popolo, ma col solo potere consuntivo.
SOCIETA': La classe dominante era costituita,
naturalmente, dai majorales (donnikellos, alto
clero, latifondisti e grandi proprietari di
bestiame); c'erano poi i liberi possessoresEmoticon
smilepiccoli
proprietari terrieri), che potevano migliorare
le proprie condizioni economiche e diventare
maggiorenti. < Il resto della popolazione >
scrive A. Boscolo, <che ammontava a tre quarti
del totale, era formato da servi (servos) che, a
seconda della soggezione al padrone, prendevano
diversi nomi>
Eì interessante ricordarli:
Il servo integru dava tutta la sua opera ad un
solo padrone;
Il servo leteratu apparteneva a un solo padrone
solo per metà, mentre, se per un quarto,
prendeva il nome di pedatu.
E' importante, però, sottolineare che la
proprietà del servo non era intesa in termini
fisici, ma riferita alla sua prestazione di
lavoro calcolata in giornate: in questo rapporto
il servo poteva essere venduto, donato,
permutato. Il restante tempo libero era del
servo, che poteva lavorare per se stesso e
pagarsi la libertà. Avveniva, così, che un servo
rimanesse tale per dover dare al suo signore il
lavoro di un solo giorno la settimana, e vi era
chi, seppur completamente libero, rimanesse
legato al padrone solo per dovergli speciali
prestazioni.
<Al servo era riconosciuta, comunque, la
personalità patrimoniale, una propria capacità
giuridica, la libertà di contrarre matrimonio,
di partecipare ai diritti sui beni comunali e di
testimoniare ai processi.>
Amira MaggioCome
su accennato, intorno al 1015, nel particolate,
fu il principe arabo di Denia (Spagna) e delle
Baleari Mogehid al-Amiri, chiamato dagli
italiani "MUSETO", che salpò da Maiorca con 120
navi: Aggredì il Comune toscano di Luni, già
messo in ginocchio dalla malaria e dalle
precedenti incursioni, e lo rase al suolo.
Quindi balzò alla conquista della Sardegna:
nonostante la disperata resistenza dei Sardi,
che nella difesa persero uno dei loro Giudici,
gli Arabi riuscirono a sbarcare, occuparono
alcune zone costiere (forse presso PORTO TORRES)
e si disposero a impadronirsi dell'Isola.
" Il momento è grave, gli stati cristiani del
Tirreno si sentono ancora una volta minacciati
dal pericolo saraceno: primo fra tutti reagisce
il Papa BENEDETTO VIII°, che incita le
Repubbliche di Genova e Pisa a unire i loro
sforzi per liberare la nostra regione: le due
città marinare capiscono che se la Sardegna
soccombesse ai musulmani, questo costituirebbe
una incessante e inaccettabile minaccia ai lo
traffici nel Tirreno (che entrambe considerano
un loro mare); tra il 1015 e il 1016, ergo, le
due flotte alleate sconfiggono ripetutamente le
navi di "MUSETO" nelle acque territoriali sarde,
mentre le forze dell'isola,da terra, guidati dai
loro giudici, braccano gli ultimi invasori
Saraceni rimasti.
La Sardegna sembra finalmente libera dal
pericolo delle invasioni, e può quindi godersi
in pace la propria libertà, ma.... - come oramai
si è imparato, la storia è piena di < ma > -
ogni evento, sia pure il più grande, ha sempre,
vicino a quelli positivi, anche i suoi riflessi
negativi.
Ricorderemo in seguito queste due facce della
medaglia.
Mario GrimaldiGrazie
Amira, hai dato un ulteriore spunto, infatti fu
proprio dai fatti di cui hai scritto, che le due
repubbliche marinare si accorsero di quanto
importante fosse la nostra isola dal punto di
vista strategico, politico e, non meno,
commerciale: Quindi, all'indomani della
vittoria, intrecciarono una fitta rete di
rapporti commerciali con i giudicati.
Marcello AtzenaVero,
iniziarono a giungere, allora, in Sardegna i
prodotti del continente (dai manufatti a agli
oggetti di artigianato, dalle spezie, ai
tessuti, dal ferro alla frutta) e
contemporaneamente partivano navi cariche di
grano, orzo sale,minerali, corallo,bestiame
e relativi derivati: dalle pelli al cuoio, dalla
lana al latte e al formaggio. L'esempio dei
mercanti d'oltremare indusse i sardi più
facoltosi a cercare più fortuna nei traffici,
trasformandosi da latifondisti e proprietari di
bestiame in commercianti: si affermò così -come
già è stato detto in altre occasioni - sulla
nostra isola quella classe mercantile che
avrebbe costituito la base della futura
BORGHESIA isolana.
Yuri FogliaPossiamo
dire che, a differenza delle altre dominazioni,
l'influenza pisano-genovese diede un benefico
impulso all'economia sarda: col rinascere del
commercio, infatti, riprese l'attività
artigianale,. si ripopolarono alcuni centri
costieri e sorsero nuovi villaggi. La Sardegna
entrò a contatto con la civiltà comunale
italiana e quindi con quella europea.
Giovanna SaleVa
tenuto in considerazione anche l'aspetto
storico-culturale: a seguito dei Pisani e dei
Genovesi, ma più spesso sollecitati dagli
insistenti inviti dei giudici, giunsero in
Sardegna numerosi monaci(Benedettini, Vittorini,
Cassinesi, Vallombrosani, Camaldolesi,
Cistercensi) che la riempirono di monasteri,
chiese, abbazie che erano destinati a diventare
centri di attività fiorenti: inserendosi, nella
maggior partte delle volte, tra il popolo, i
religiosi li misero a contatto con la emergente
realtà italiana:Ricordiamo che i registri di
quelle comunità religiose, i condaghi, sono tra
i primi documenti della lingua volgare sarda:
sarà questa a dare alla civiltà sarda quel
connotato di italianità che si è conservata
anche quando la dominazione degli spagnoli ebbe
a isolare la nostra isola dall'Italia.
L'opera dei monaci rivalutò l'esercizio agrario
e pastorale; intorno ai monasteri, paragonabili
a grandi aziende comuni, si ararono i terreni
incolti, che vennero tramutati per renderli più
produttivi e immettervi nuove colture e di
conseguenza le campagne, in questo modo
rivalorizzate , iniziarono pian piano a
ripopolarsi.
Samuele Pinna"VeroGiovanna
Sale, ci sarebbe anche, tra le altre
mutazioni politiche, da ricordare che le due
Repubbliche Marinare <importarono> in Sardegna
un altro aspetto della civiltà italiana: i
Comuni. A causa dello sfasciamento cronologico
di cui avete già parlato, in Sardegna non era
comparso il feudalesimo, che ormai andava
spegnendosi nel resto dell'Europa: esso non vi
era potuto sorgere perché l'isola, quando
l'Europa iniziava a frantumarsi in numerosissimi
feudi, era già saldamente governata dai suoi
Giudici. Proprio i Giudicati avevano impedito la
nascita dei Comuni, anche perché nell'isola non
esisteva una consistente Borghesia.
E fu così che quando, intorno al 1200, questa
classe sociale andò lentamente formandosi, Pisa
E Genova ritennero fosse arrivato il momento il
momento di di introdurre nella regione la nuova
forma di governo: nel 1216 iniziarono i Pisani,
occupando il colle cagliaritano dove eressero un
castello e si governarono a libero Comune; fu
poi la volta di SASSARI (1236), che si ribello
al governo giudicale (anche di questo avete già
scritto) di TORRES costituendosi in Comune sotto
la <protezione> di Pisa. Gradatamente altri
Comuni sorsero, retti da potenti famiglie delle
due repubbliche: Castel Genovese (Castelsardo) e
ALGHERO, sotto i DORIA di Genova: BOSA, retta
dai MALASPINA, anch'essi genovesi; Terranova
(OLBIA) e Villa di Chiesa, sotto i Pisani.
A parte la facile considerazione che i Comuni
Sardi erano liberi per modo di dire, si afferma
anche che questa forma di governo, giunta quando
ornai i Comuni continentali andavano scomparendo
e trasformandosi in Signorie, rimase sempre
estranea alla società Giudicale Sarda."
(Gaetano)
>Visto il potere della storia: i suoi eventi
sono ( come suol dirsi) come le ciliegie: uno
tira l'altro, gli amministratori si
compiacciono<.
Nurra GiacomoChissà
perchè quando si entra nel vivo della storia
diminuisce l'interesse collettivo. Eppure per
costruire un futuro migliore sarebbe opportuno
conoscere meglio la storia sopratutto per far si
che i capitoli negativi di essa non si ripetano.
Ma le mieprobabilmente
diventano solo urla nel deserto. Vedremo a
Sassari nuovamente gli stranieri che
costruiranno un nuovo castello , ci comanderanno
a bacchetta e tutti i Sassaresi andranno a
coltivare i cavoli negli orti... anche quelli
muniti di laurea in medicina. Buona giornata.
Mario GrimaldiTutta
la storia che, in questa pubblicazione, abbiamo
raccontato ha sicuramente portato ad un evento
non trascurabile quale quello di aver perduto l'
autonomia isolana: Teniamo presente che l'
impresa contro il sopra nominato Museto segnò la
nascitadella
potenza navale di Pisa e Genova, ma anche
l'inizio della loro secolare rivalità, che le
avrebbe condotte a una lotta senza quartiere: e
il teatro di questa lotta, in gran parte, fu
proprio la Sardegna! Anche i monaci che
appartenevano prevalentemente a ordini religiosi
toscani, non dimenticando le loro origini si
attivarono per favorire Pisa; altri si mossero
allo stesso modo nei confronti del Papato che
era sempre convinto di poter far valere i suoi
diritti sull'isola, o di Genova. Ed ecco che i
Sardi vanno incontro, in questo intreccio di
interessi e favori a una nuova soggezione, o
almeno alla perdita dell'autonomia.
Marcello AtzenaEd
è infatti da allora che i nostri territori hanno
iniziato a subire, non solo le prepotenti
influenze straniere, ma anche quelle delle
potenze militari, economiche ed ecclesiastiche
pervenute dalla penisola.
Antonio CartaIL
LOGUDORO - MEILOGU L'antico Logu de Torres,nel
quale si colloca i logudoro, corrispondeva al
giudicato medioevale che andava dal Montiferru
All'anglona , compresa l'isola dell'Asinara; la
parte centrale di questa zona era definita col
nome di Meilogu. Fattori favorevoli ambientali e
climatici hanno contribuito, fin dalla lontana
Preistoria, alla formazione di insediamenti
umani, tanto che, nella regione, attualmente si
ritrovano numerosi esiti delle culture
succedutesi lungo i secoli. Si tratta dei resti
di stanziamenti all'aperto, di insediamenti in
grotta e di un certo numero di necropoli a
ipogeo ( domus de janas " casa delle fate nane
", nell'immaginario popolare ) di particolare
interesse. Per quanto riguarda quest'ultimo tipo
di monumenti si possono tenere presenti le
seguenti tombe preistoriche : Sant'Andrea Priu,
presso Bonorva in epoca altomedievale
rifunzionalizzata come chiesa rupestre da
religiosi di osservanza bizantina ; Mandra
Antine, nelle campagne di Thiesi, di grande
interesse per le decorazioni dipinte di protomi
taurinee altri motivi. Inoltre, è da tenere in
considerazione il dolmen Sa Cavaccada, posto in
agro di Mores. Nel Meilogu, l'antropizzazione
del territorio più ampia dell'antichità si
verificò in età protostorica ; il fenomeno è
testimoniato dai resti di numerosi nuraghi con
relativi villaggi e le annesse aree sepolcrali.
Il Nuraghe Santu Antine, nei pressi di Torralba,
costituisce l'esempio più imponente a pianta
trilobata . Acanto a scarse testimonianze di età
fenicia e punica, che indicano più una
frequentazione commerciale che veri e propri
insediamenti, sono riscontrabili numerose
testimonianze della romanizzazione sia di epoca
repubblicana che imperiale . La zona , nel
Medioevo, comprendeva le curatorie di Caput
Abbas, con capoluogo Gurulis Vetus, e di Oppia ,
con Ardara che era capitale del Giudicato di
Torres. Le testimonianze medievali, pertanto,
sono numerose e riguardano soprattutto resti di
carattere religioso che hanno retto meglio il
logorio del tempo. Su Crastu Covacadu: dolmen
databile tra il Neolitico Recente ( 3.500 -
2.700 a C.) e l'Eneolitico ( 2.700 - !800 ).