Biografia
Nato a Sassari (Sardegna ) nel 1960, Giuseppe Idile, in arte Capitano,
inizia il suo percorso artistico seguendo le orme del padre il noto
pittore sardo Raffaele Idile. Così dipinge le sue tele ad olio con
uno stile, una tecnica e dei contenuti che ricordano l’arte del padre,
firmandosi con lo pseudonimo Alex.
Ben presto si accorge che i sentimenti, le passioni o i semplici stati
d’animo che il genitore ama trasferire nei quadri, lui preferisce
tradurli in musica e in versi. Inizia quindi a comporre le sue
canzoni. Nel frattempo si diletta nel ruolo di speaker radiofonico
nelle emittenti radio della sua città. Lascia, poco più che ventenne, la
sua terra d’origine per trasferirsi nella città di Varese, dove si fa
conoscere in qualità di musicista di piano bar. Infatti è di
quegli anni l’album intitolato appunto Piano Bar. Dalla Lombardia
giunge a Reggio Emilia, dove vive tutt’ora. L’amicizia con
l’artista italiano Gianni Bella, lo porta alla
realizzazione
di una
cover della canzone Più ci Penso in versione Dance-Rap, che ha
visto la partecipazione del cantante statunitense Pierre Gerard.
Collabora con alcuni editori radiofonici e televisivi, creando
jungle
pubblicitari - AMERICA STAR - e musiche varie, molte delle quali ancora oggi in uso.
I
ritmi di vita emiliani, più distesi se paragonati a quelli delle grandi
città del nord d’Italia, che l’artista ha continuato a frequentare, lo
conducono a riflettere sui temi sociali propri delle grandi metropoli e
di come esse divengano i modelli di tendenza per tanti altri agglomerati
urbani. L’album Metropoli nasce proprio da questi pensieri,
sospesi tra desiderio di innovazione futura e nostalgia di paesaggi,
sapori e odori remoti nel tempo e nello spazio. Contemporaneamente
riproduce, in veste personalizzata, canti e musiche della tradizione
popolare sarda, che vengono trasmesse da emittenti di paesi
extraeuropei.
Il forte legame con la sua terra natia lo portano alla realizzazione
dell’album Credimi, le cui canzoni costituiscono il trait d’union
tra la cultura della sua terra e quella più allargata di tutta la
nazione italiana. Infatti Capitano, nelle pause lavorative, ne
approfitta per tornare nell’isola.
Questo stare tra genti di terra e di mare ha
influito in modo del tutto singolare sulla sua produzione artistica, sia
in qualità di autore che di compositore. Egli ha scelto di cantare in
lingua italiana e non in Sardo poiché ritiene che in questo modo i
messaggi contenuti nelle sue canzoni siano maggiormente fruibili da un
vasto pubblico,anche quando si tratta di far conoscere all’ estero
alcuni tratti della storia della Sardegna, come nel caso della canzone Shardana, contenuta
in questo album, che l’artista considera un tributo alla “sua” isola Ciò
nonostante Capitano si è misurato con l’esecuzione di meravigliosi
canti propri della tradizione canora popolare sarda, convinto che, per
un cantante di quella terra, lo si possa considerare un omaggio
personale a chi ha contribuito alla creazione di un patrimonio
canoro così importante e caratterizzante per la regione in questione.
C’è sostanzialmente nei testi e nelle musiche del suo
percorso artistico un intento, a volte evidente, altre volte soltanto
palpabile, di coniugare le specificità tipiche della sua terra “antica e
un po’ magica”, come lui confidenzialmente ama definirla, con le
pluralità sub-culturali del resto dell’Italia. Ed è proprio intorno ai
valori umani, scelti come i temi portanti dell’ album, unificati nel più
elevato sentimento d’amore, che si accostano abitudini, usi, costumi e
tradizioni di ogni Paese, per scoprirsi, nonostante le differenze di
facciata, simili nella sostanza valoriale. L’album nasce prevalentemente
dalla collaborazione tra Capitano e la pittrice-autrice sarda Shikanu’.
A distanza di cinque anni dall’uscita dell’album Credimi,
Capitano si ripresenta al suo pubblico in una veste nuova. Lasciati alle
spalle i panni sentimentali, gli atteggiamenti romantici, l’esaltazione
della propria cultura d’appartenenza, quella sarda appunto, l’artista ha
riflettuto a lungo sui cambiamenti sociali verificatisi in questi ultimi
anni, sia a livello nazionale che mondiale. “Nessuno può fingere di non
sapere - spiega l’artista in un’intervista per Radio Free, stiamo
percorrendo, o meglio i potenti della Terra, ci fanno percorrere un
cammino che se non fermeremo sarà senza ritorno. Dobbiamo intervenire,
far sentire la nostra voce di protesta pacifica, ma ben determinata,
altrimenti se seguiremo passivi e accondiscendenti la strada che ci
viene indicata da chi ci comanda, essa ci porterà dritto alla fine, alla
distruzione di ogni speranza di giustizia sociale e quindi di pace. E
non è catastrofismo, ma senso della realtà; é intento di risvegliare le
coscienze, di sensibilizzare chi ancora non ha avuto modo di prenderne
atto. Ognuno ha la propria responsabilità e il proprio compito: io come
artista, ho deciso di contribuire al cambiamento con testi e musiche di
canzoni che lascino a chi le ascolta un messaggio ottimista e
costruttivo, per un futuro migliore, o meglio per quel futuro che molti
si aspettavano di essere chiamati a vivere”.
Così il nuovo lavoro intitolato Marionette e
saltimbanchi mette a nudo, al di là di ogni bella apparenza, di ogni
finzione mal celata dietro il velo dell’ipocrisia, imperante nel nostro
tempo, tutta la verità che a volte in maniera irruente, a volte in modo
pacato si fa largo tra gli eventi umani e ci lascia increduli, costretti
a pensare che chi riveste ruoli di potere rischia di diventare una
marionetta i cui fili sono mossi da alti poteri. E allora pensiamo a Il
drago, metafora del potere economico che vuole decidere delle nostre
vite per averne il controllo e chi non si attiene alle condizioni che
lui impone, è destinato a soccombere, poiché “lui infuriato sbadigliò e
bruciò tutto intorno”.
Ma il male è anche la distruzione perpetrata dalla
società nei confronti dell’ambiente naturale; nasce da qui La
montagna, canzone realizzata e cantata insieme a HOS, che
rappresenta la nostra Terra, che come una madre ci osserva e ci
protegge; essa ci guarda da milioni di anni, ci ha visti preistorici,
nascere, morire e nascere di nuovo. Ma a causa del progresso
incontrollato dell’uomo rischia di scomparire, insieme a tutto il
creato. Così parafrasando un’altra canzone dell’album apprendiamo che le
nuvole in cielo sono scomparse, qualcuno ruba il sole e qualcun’altro il
mare.
Ma gli affetti non si comprano e le offese non si lavano
con la finzione: “questo è il tempo di capire che Nessuno è immortale “,
titolo di un’altra canzone, “nessuno è indecente, nessuno deciderà.
Questo mondo presto cambierà, chi ancora ha sete della gloria, si perde
dentro alla sua storia” Così c’è spazio per le Riflessioni personali,
che si susseguono e “in un tempo che non finisce mai c’è chi gioca da
sempre a divorarti il cuore; tu sei forte e quelle ferite ormai non ti
danno nessun dolore”. E tra tante difficoltà, possiamo rivolgere lo
sguardo al cielo e cercare una stella, non una qualsiasi, ma quella di
chi ci ha lasciato e che da lassù ci illumina, ci guida e ci fa sentire
meno soli quaggiù. Sei la stella è un brano che ci fa sperare,
che ci consola, che ci restituisce il coraggio per affrontare questa
vita e ritrovare “quella luce dentro me”. L’album si chiude con una
bellissima Ave Maria, tipicamente sarda nel testo, ma con un
arrangiamento musicale del tutto nuovo e insolito per un canto sacro,
quale appuntamento immancabile dell’artista con la Sardegna, nonché
testimonianza della possibilità per questa Lingua di fuoriuscire dai
confini, seppur bellissimi, dell’isola, per cercare nuovi approdi
musicali.
Lo studio e la ricerca di nuove sonorità, più incisive
rispetto al messaggio da lasciare ai fruitori, ha portato lo staff
artistico Capitano Musica, diretto dal Maestro Francesco Germini,
a sondare combinazioni musicali a tutto tondo, che spaziano dalle
atmosfere anglo-sassoni alla musica etnica, senza perdere però di vista
il legame con la tradizione musicale italiana. L’intento è tendere
sempre più a una globalizzazione dei suoni, come integrazione
innovativa, che cattura il “vecchio” per arricchirlo di sonorità che
riflettono il sentire delle nuove generazioni, dei “nativi digitali”,
cresciuti tra immagini, colori, suoni e rumori. Ed è per questo che la
preparazione di questo album ha richiesto tempi di gestazione
prolungati, distesi, più adeguati ad uno stile meditativo lento, ma
necessario al cambiamento globale, anche se in controtendenza con
l’andamento sociale improntato alla velocità esecutiva di ogni agire
umano. “Ho scritto questi testi come fossi ispirato da qualcosa di
superiore – continua a spiegare Capitano – o forse è semplicemente
quella meravigliosa interiorità/spiritualità di cui ognuno è dotato, ma
che non sa di possedere; così anche le musiche quasi magicamente sono
giunte al mio orecchio, insieme alle parole e le abbiamo composte e
arrangiate con il Maestro Germini e con l’aiuto dei bravissimi musicisti
dello staff Auspico che queste canzoni portino luce, gioia e speranza
nei cuori e rasserenino le menti di tanti” ha concluso l’artista.
Il progetto Marionette e Saltimbanchi è stato
pensato altresì come spettacolo teatrale, in cui si presentano i brani
intervallati da momenti di comicità e sottile ironia, balletti
coreografici ad effetto, monologhi dell’artista e dialoghi con altri
personaggi noti al pubblico. Intanto in questo 2019 si è dato il via
definitivo alla lavorazione del progetto teatrale intitolato:
Gulliver - Il Quinto Viaggio. Ne vedremo delle belle.
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